Torino Design e Fidia. Tecnologia e innovazione in perfetto stile
“Il buon design è innovatore, interprete dell’occasione tecnologica.” Esordisce così Roberto Piatti, CEO e fondatore di Torino Design nel libro ‘Il car design verso nuovi orizzonti’ pubblicato da Silvana Editoriale in occasione dei primi 10 anni di attività del centro stile che ha creato e nominato in omaggio alla città simbolo dell’Auto. Oltre 200 i modelli ideati, un’intensa attività di progettazione per dream car e vetture di serie nei settori del trasporto privato e commerciale, soprattutto su mercati strategici quali India e Cina. Lo abbiamo ritrovato dopo l’ultima intervista pubblicata su Fidia InForm nel 2003 che lo vedeva ancora Direttore generale in Stile Bertone per chiedergli di raccontarci della sua nuova avventura imprenditoriale e della filosofia d’approccio. Velista, appassionato di spider d’epoca e cultore del bello inteso nella sua accezione d’identità e capacità espressiva oltre le mode, Roberto Piatti ci ha accolto nei luminosi uffici di Moncalieri dove dirige una squadra di 60, tra ingegneri, stilisti, progettisti.
La visione del fondatore, Roberto Piatti
Torino Design quest’anno ha festeggiato i primi dieci anni d’attività, affermandosi a livello internazionale come una realtà dinamica, indipendente, capace di anticipare nuovi trend e di operare sul mercato con una struttura agile e pronta a integrare le migliori eccellenze operative sul territorio. “Il mio approccio si fonda su una cultura della progettazione che considera fondamentale il primo imprinting” spiega Piatti “dal foglio bianco al modello fresato in scala 1:1. È proprio sulle fasi iniziali che poggia la consapevolezza dell’intero processo. Il nostro lavoro è importantissimo per il successo del prodotto, per questo credo molto nel valore dell’investimento sin dalle prime battute dell’ideazione stilistica e, più che proporre una vasta gamma di servizi, preferisco creare forti sinergie con consulenti ed entità qualificate dell’indotto torinese, in un’ottica di progettualità consapevole e integrazione dei più alti livelli di know how.”
La sua è la visione di un autentico innovatore, di colui che guarda oltre l’approccio limitante di avanzamenti tecnologici minimi vincolati dalla vendita della corrente produzione, per definire invece criteri assoluti del nuovo. Un coraggioso piglio anticipatore, la consapevolezza del territorio e delle sue eccellenze e una visione strategica sui grandi mercati emergenti, sono il mix formidabile per quella crescita costante e decisa, che ha portato Torino Design ad essere oggi una delle più affermate realtà del settore.
“Il mio approccio si fonda su una cultura della progettazione che considera
fondamentale il primo imprinting, dal foglio bianco al modello fresato in scala 1:1”
Presenza sui mercati internazionali alla base dello sviluppo
“La mia esperienza sui mercati asiatici era maturata già negli anni in cui collaboravo con I.DE.A Institute nei primi ’90, quando l’automobile ha avuto il suo grande sviluppo in Cina con le prime joint venture” racconta Piatti. “Mi sono da subito convinto che il mercato cinese avrebbe generato progetti e innovazioni incredibili e infatti oggi rappresenta indubbiamente la fetta maggiore del nostro business. È un mondo controverso e complesso, che potrebbe divenire pioniere di nuovi concetti e paradigmi, anche se oggi, in effetti, è vincolato a riprodurre standard europei, già obsoleti.”
Oltre venti milioni di veicoli l’anno in un flusso di crescita ininterrotto: è questa la realtà in cui opera maggiormente la società torinese dell’ingegner Piatti. In Cina Torino Design à al passo con il forte sviluppo economico e produttivo, per anticipare nuovi trend e creare stile per le nuove società locali. È il caso dell’ultima nata, la Monovolume Maxus G10 disegnata e progettata per la SAIC. In Europa Torino Design è fornitore certificato del Gruppo Fiat; ha lavorato per Ferrari, Mc Laren, Scania. In Russia, per Kamaz, ha ideato un prototipo di abitacolo di camion innovativo, che lo scorso giungo è stato presentato al 20° Forum Economico Internazionale di S. Pietroburgo. Sul fronte show car, l’ultima nata in Torino Design è la Supersport basata sul telaio e la meccanica della vecchia Bugatti EB110. Dopo l’acquisizione del marchio da parte di Volkswagen, a Campogalliano è rimasta una struttura con diversi tecnici e una serie di telai e meccaniche; l’idea è stata quella di utilizzare quella base con un nuovo stile per sviluppare un concept per il Salone di Torino del 2015.
“Essere innovatori, se si gioca troppo d’anticipo,
è un po’ come arrivare in ritardo”
Design per l’innovazione
“Il buon design attiva rivoluzioni concettuali e non piccole evoluzioni di dettaglio” ribadisce con fermezza l’eclettico ingegnere torinese - che negli anni 2000, con il progetto ‘Filo’ Bertone, ha letteralmente sconvolto i paradigmi dell’interfaccia uomo-macchina. “Adesso tutti parlano d’innovazione, ma questo progetto quindici anni fa era veramente pionieristico” spiega Piatti. “All’epoca ero a capo di Design Machine, la ‘bottega tecnologica’ di Bertone e ‘Filo’ era stata per me un successo incredibile. Prima di presentarla al Salone di Ginevra, l’avevo proposta alla General Motors e, grazie a quel concept e a tutto il programma ‘By wire’, avevamo realizzato un fatturato davvero significativo. Eravamo stati nominati fornitori dell’anno da GM: l’unica volta che una società di design è stata incoronata ‘Supplier of the year’. L’idea era di fare dell’innovazione spinta, sul concetto di vivibilità all’interno dell’abitacolo. All’epoca non esistevano ancora gli smartphone ma con Nokia avevamo già sviluppato la cloche, mentre Bose aveva studiato l’acustica e Skf inserito i driver dell’Airbus. Un concentrato di partner d’innovazione per un laboratorio tecnologico incredibile! ‘Filo’ è attuale ancora oggi: si guida in poltrona e si frena con una corsa di 2 millimetri. Avevamo concretizzato tante idee e sul Wall Street Journal si era parlato di futuro dell’automobile; in effetti era più facile fare veicoli innovativi vent’anni fa che oggi.”
“Essere innovatori, se si gioca troppo d’anticipo, è un po’ come arrivare in ritardo” ironizza Piatti. Quale dunque il ruolo della tecnologia per essere ‘a tempo’? “Nella nostra società la ‘smaterializzazione’ delle azioni è sempre più evidente. Occorre però distinguere quando una nuova tecnologia porta ad un cambiamento concettuale e quando serve solo per l’ottimizzazione di un processo di lavorazione.”
Le proporzioni, il tatto, il volume: l’arte dei modellatori di una volta non andrà mai persa. È necessario saper coniugare le nuove tecniche computerizzate con i metodi della tradizione.
L’importanza dei modelli in scala reale
“Anni fa il trend della realtà virtuale (proiezioni in 3D con gli occhialini) aveva un po’ orientato tutti a pensare che la fresatura dei modelli in scala reale fosse ormai desueta. Poi si è calcolato che in realtà costava molto di più delle operazioni tradizionali, che in ogni caso rimanevano indispensabili, perché, piaccia o no, il tatto dà un’affidabilità diversa. In effetti” sottolinea Piatti “i centri stile seri, pur disponendo delle tecnologie più evolute, hanno sempre continuato a costruire modelli in scala 1:1 ad alto livello di dettaglio. Dal mio punto di vista sono davvero fondamentali per approvare uno stile, perché l’occhio delle persone ha bisogno di percepire il volume in maniera tangibile e perché certi livelli di qualità di superficie, il comportamento di un certo tipo di taglio o un certo movimento, sono percepibili solo sul modello reale.”
Proprio nell’ottica di studiare nuovi concept, i costruttori più evoluti prima ancora di sviluppare il dettaglio dello stile fanno i ‘proportion model’, modelli iniziali che permettono di vedere dal vivo come uno stile molto innovativo si comporta a livello di bilanciamento di masse, di spinta in avanti, di volumi complessivi della vettura. Soprattutto su matematiche estreme, per vedere come può cambiare completamente la percezione della vettura, i costruttori tedeschi per un nuovo modello arrivano a fare addirittura 20-30 di questi modelli fisici. Ecco perché è fondamentale puntare su una tecnologia eccellente per le fasi di fresatura, quando le evoluzioni sono numerose e programmate su tempi brevi.
Le proporzioni, il tatto, il volume: si direbbe che l’arte dei modellatori di una volta non andrà mai persa. In effetti, che si tratti di concept o di world car, è necessario saper coniugare le nuove tecniche computerizzate con i metodi della tradizione.“È venuta a trovarmi una delle più importanti società cinesi che realizza prototipi di altissimo livello, a volte anche funzionanti, per smartphone e computer” prosegue Piatti. “In effetti un rendering, per quanto perfetto, mostrerà solo un rettangolo ben disegnato. Il bello di questi oggetti invece è dato dal peso, dal raggio della curva, dalla sensibilità del pulsante, dal gioco o dalla precisione. Il modello in scala 1:1 rimane fondamentale e il contributo tecnologico che io ritengo importante è quello che ti permette oggi di aggiornare i modelli CAD e fresare i modelli in maniera rapida, precisa, efficiente. Oggi, con il calcolo, siamo molto veloci e quindi, se il cliente chiede una modifica significativa, spesso facciamo prima ad aggiornare la matematica e a fresare nuovamente piuttosto che a fare tutta la modifica manuale. Ed è qui che entra in gioco l’eccellenza tecnologica.”
Sull’onda dell’esperienza fatta in Stile Bertone, Torino Design utilizza tecnologia Fidia, perfetta per la fresatura a cinque assi.
Riduzione dei tempi grazie alle tecnologie CAD e alla fresatura ad alta velocità
Generalmente si fresa tutto il frontale, la fiancata ed il posteriore; infine si realizza il lato simmetrico in automatico, grazie alla tecnologia del CN. Una volta, quando non c’era questa possibilità, si completava manualmente il modello sui due lati. Oggi, grazie a sistemi di fresatura infinitamente più efficienti, si fa in due giorni l’aggiornamento delle matematiche e i modellatori mettono a punto solo più i piccoli dettagli di superfici fresate ad alta velocità, con un elevato grado di finitura. L’intervento manuale, anche se rimane un’arte necessaria, si sta riducendo perché intervenire sulle matematiche con tecnologia qualitativa conviene sicuramente.
“Una relazione basata sul dialogo costruttivo assicura eccellenza qualitativa all’intero processo” conclude Piatti. “Si lavora sempre più spesso in co-design, co-engineering e attraverso partnership tecnologiche in tutta la filiera, anche se il più delle volte i costruttori sono dotati del proprio centro stile. La fiducia libera la possibilità di agire e creare al meglio soprattutto nelle prime fasi, dal figurino alla fresatura del modello. Come dicevo, per noi sono importanti le sinergie con i player più qualificati e, sull’onda dell’esperienza fatta in Stile Bertone, Torino Design utilizza tecnologia Fidia, perfetta per la fresatura a cinque assi. Siamo molto soddisfatti per le precisioni elevate in rapporto ai volumi operativi. Nel nostro lavoro è proprio la perfezione nei raccordi che è fondamentale: otteniamo risultati oltre le aspettative, considerando superfici lavorate in momenti diversi e con diverse inclinazioni dell’utensile. È possibile impostare cicli di lavoro molto lunghi e con numerose ore non presidiate.”
La tecnologia di fresatura evolve e Fidia, che come Torino Design è sempre attenta ad anticipare nuove esigenze nei diversi settori in cui opera, ha pensato a una configurazione modulare fino a quattro teste che lavorano in contemporanea, destinata proprio al mondo del car design. Un’innovazione nello stile che contraddistingue e accomuna le due aziende, quello del gioco d’anticipo.
CHIAPPERO Alessandra
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